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I «bambini di Chernobyl» bloccati in Bielorussia per l’emergenza Covid

Fonte: Corriere della Sera  

https://www.corriere.it/cronache/21_giugno_08/coronavirus-bambini-chernobyl-bloccati-bielorussia-261e8cbc-c7a9-11eb-9c4c-4cf000dece4f.shtml

Bloccati tutti i visti dal governo bielorusso. Poi con il «caso Lukashenko» la situazione si è ulteriormente complicata. Adesso il governo italiano sta cercando di farli tornare dalle famiglie affidatarie che li ospitano ogni anno per 4 mesi

 
 Aspettano i bambini di Chernobyl. Aspettano di poter riabbracciare le famiglie che ogni anno li accolgono in Italia nell’ambito di programmi di assistenza temporanea. Dal febbraio 2020 i paesi di provenienza, principalmente Bielorussia e Ucraina, hanno unilateralmente bloccato gli espatri e i visti turistici (nei quali loro paradossalmente rientrano) a causa dell’emergenza Covid.
 
 
Nuovo stop

E ora si aggiunge un’altra difficoltà. Poco dopo l’approvazione da parte del comitato tecnico scientifico, Cts, del protocollo sanitario per l’ingresso in sicurezza dei piccoli ospiti (18 maggio), l’Ue ha interrotto i collegamenti da e per la Bielorussia in seguito al caso Lukashenko. Il presidente bielorusso aveva imposto il dirottamento su Minsk di un aereo fra i cui passeggeri si trovava uno degli oppositori al suo governo, Roman Protasevich. Bruxelles ha risposto con la linea dura.

Appello dei genitori

Così i «bambini», come continuano ad essere chiamati sebbene siano cresciuti, sono rimasti a casa, per adesso senza prospettive certe. I genitori affidatari in Italia lanciano un nuovo appello affinché la situazione venga risolta in fretta. Silvia Fiorini, psicologa catanese, fa parte dell’associazione Puer che raccoglie le famiglie «accoglienti».

 
Storia di Svieta

Aspetta di riabbracciare la sua Svieta, arrivata per la prima volta in Italia quando aveva 7 anni, ora ne ha 16 e sogna di diventare medico, come il papà Raffaele Benanti: «É mia figlia, noi per lei siamo mamma e papà. Qui ha nonni, cugini, un cane che adora e un fratello vero, Ilya, già adottato da un’altra famiglia siciliana che la viene a trovare in pullman quando lei è da noi. Abbiamo presentato la domanda di adozione permanente. Tenerci separati è un dolore immenso, è lontana da Catania dal Natale del 2019, da allora siamo riusciti a vederla andandola a trovare lo scorso marzo nella casa famiglia dove vive come orfana sociale, nella campagna di Minsk. Mi ha molto colpita il racconto di Sarah Maestri che ho letto sul Corriere . E’ una storia diversa ma le emozioni sono identiche». (qui leggi altre storie)

Corridoio umanitario

Le associazioni chiedono, in linea col ministero degli esteri, che venga aperto un corridoio umanitario per questi ragazzi. Duemila sono attesi in Italia, 800 in Spagna, 300 in Grecia e Gran Bretagna.Il documento con le «indicazioni operative per la tutela della salute pubblica e nel superiore interesse dei minori con riferimento ai programmi solidaristici di accoglienza di minori stranieri», è stato approvato dal Cts il 18 maggio 2021 e trasmesso alle autorità bielorusse e ucraine.

Ministeri al lavoro

Nell’ultima riunione avuta il 24 maggio, il tavolo interministeriale appositamente istituto (ministero esteri, lavoro, salute, politiche sociali) ha comunicato che sono «in atto tutte le procedure necessarie per consentire il ripristino dello svolgimento dei programmi solidaristici di accoglienza dei minori stranieri». Lo stesso giorno l’Ue ha avviato le sanzioni contro la Bielorussia.

Soggiorni terapeutici

I progetti di accoglienza dei bambini di Chernobyl vanno avanti da 30 anni per allontanare i bambini da zone contaminate da sostanze radioattive. Il quarto reattore della centrale nucleare esplose il 26 aprile 1986 in Ucraina. Il 70% del contenuto radioattivo si riversò in Bielorussia. In questi anni decine di migliaia di minori hanno beneficiato di queste vacanze, perlopiù nei periodi estivi e sotto Natale, che sono per loro una cura fisica e psicologica. Un soggiorno terapeutico che può durare al massimo 4 mesi all’anno.

Famiglie italiane

Le famiglie italiane hanno dato il contributo maggiore. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal ministero del Lavoro oggi questi progetti interessano circa 8000 bimbi l’anno, un numero che è andato calando: nel 2010 i bambini e ragazzi giunti in Italia da quest’area geografica erano oltre 21mila. Il blocco attuale rischia di incidere ulteriormente su questo scambio umanitario.

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